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Anthony Bourdain visitò San Francisco durante una delle sue celebri missioni culinarie e quello che ne disse è degno di nota: «Chi non si diverte a San Francisco dev'essere pazzo. Si beve, si mangia, è sporca e cattiva e assolutamente meravigliosa». San Francisco infatti non è solo la dama elegante che appare in fotografia; San Francisco è rock, nell'essere stata al centro di tante rivoluzioni culturali quali i primi movimenti sindacali ottocenteschi, la Beat Generation degli anni Cinquanta, la Summer of Love del 1967, ed è stata palcoscenico anche per la nascita dei movimenti lgbt negli Stati Uniti. Ma San Francisco è anche pop, perché tante invenzioni in campo tecnologico, del design e del costume che usiamo tutti i giorni sono nate da quelle parti. Come se il genio aleggiasse nella nebbia che la abbraccia per una parte dell'anno. San Francisco è un po' la storia degli Indiani d'America e degli esploratori dei mari; è la città del jazz e del rock 'n' roll; la città di chi si sente diverso, degli ambientalisti, degli operai, dei dissidenti, degli sperimentatori, dei rivoluzionari, dei sognatori. È la città di Mark Twain, di Jack London, di Dashiell Hammett, di Jack Kerouac, di Maya Angelou, Janis Joplin, Jerry Garcia, di Dave Eggers. È una città dove l'eccentricità è più lodata del conformismo; dove - a dispetto della morsa di una gentrifìcazione sempre più aggressiva - sembra ancora che tutto sia possibile, dove movimenti culturali e artistici lontani dal baricentro degli Stati Uniti si sono evoluti e hanno avuto un'eco in tutto il mondo. Perché San Francisco è la città del dream of the West: quell'Ovest dove i sogni non hanno limiti.